venerdì 19 luglio 2013

TENERO FLAGELLO - Raccolta di poesie di Pino Sposato- Bakos Editore 2005



Photo  Mapi Giulivo


Il mio approccio con la raccolta di poesie “Tenero flagello”, Bakos Editore, 2005,  di Pino Sposato è assai particolare. Il volumetto mi è stato donato da Mario, fratello di Pino, artista anche lui…. con estrema discrezione, con commozione  ed affettuosa partecipazione. Un dono emotivamente assai prezioso, perché Pino non c’è più. Ha raggiunto il suo oltre…ed è rimasto saldamente ancorato ai cuori  di tutti quelli che lo hanno amato. Ero sullo Jonio , a Crotone, in quella parte di Calabria tanto evocativa di antichi splendori, un tempo gioiello della Magna Grecia…quel mare mormorante ha fatto da sottofondo alla lettura delle prime poesie contenute nel libro. Poi ho continuato a casa…ma ogni volta che l’ ho preso tra le mani…mi ha riportata a quell’ azzurro tanto carico di suggestioni…

Pino Sposato era nativo di Acri , in provincia di Cosenza, ma crotonese ormai di adozione da molti anni. Impegnato nel campo dell’ associazionismo culturale e sociale , ha sempre coltivato il suo spazio “eletto” , quello della scrittura in prosa ed in versi. Ricordato con stima da tutti, era una figura carismatica e di grande umanità, lavoratore instancabile, guida per la sua intera famiglia.

Sulla copertina, l’ immagine di Apollo Pitio , opera di Pietro Benvenuti , da una collezione privata, il dio  della musica, della luce e della profezia…tanto abile nello scagliare frecce a distanza  e secondo alcune versioni, padre di Pitagora…e dunque il legame con l’ antica Kroton si fa più forte…Sono “entrata” tra le pagine in punta di piedi…consapevole, forse, di dover “recensire” le poesie di un angelo…

Le poesie seguono un percorso tra logica e ragione, tra impegno e sentimento. Sono testi “interiori” anche quando hanno impennate di denuncia sociale. La poesia di Pino Sposato è autentica, parla con voce sincera , denotando un mondo interiore ricco, sfaccettato,  che non segue metriche precise, grida e racconta , sussurra e incanta. Dal suo stesso interno.
Predominante è il tema dell’ amore, con punte affilate di sensualità e dolcezza, ma anche di amarezza e riflessione. Tra narrare spontaneo , tra crudo realismo ed espressione di sentimenti ed affetti forti, non è una “canto” che si risolve mai…trasmette intense vibrazioni interiori, tensioni , titaniche lotte dell' anima e voli verso una verità che è puramente umana, tutta giocata tra il dolore acre dell’ esistenza e gli incanti che invece sono in grado di sublimarla.

Le emozioni che percepisco sono pregne, intense, non edulcorate,  non liquide, come quelle del periodo che attraversiamo e che spesso, vive solo di vanità. La personalità che emerge è quella di un uomo saldo ma anche sognante, che nella sua vita ha amato, si è illuso,ha pianto,  ha sorriso, ha attraversato il dolore, restando fermo su valori  imprescindibili…quelli degli affetti, del trasporto verso la donna e della partecipazione  attiva anche al  “sociale” . Emblematico , in questo senso, è un testo dedicato a Giovanni Falcone ( bellissimi i versi “ Al pianto degli onesti hai lasciato/ il volto gaio, dal tenue sorriso”)  o la  sua certezza che questo mondo si appoggia spesso a mere illusioni di cambiamento( “Cade nel baratro d’un mondo/ stolto, illusorio, senza certezza di futuro/né fantasia o storia”. )
Traspare dai versi una attenzione alla figura femminile, vista come dolcezza ma anche fonte di sofferenze d’ amore.  Angelo e grazia ,  a cui Pino dice ,  nella poesia”Donna”con dei versi che lasciano senza parole “ Dimentica per un giorno di essere Madonna/ e sentiti signora e solo donna”.  Dissacrando l’ immagine che la donna spesso è costretta ad assumere nel sud…quindi una incitazione quasi  velatamente “femminista”. Emergono figure care, come quelle dei fratelli per cui è stato “padre”. Si racconta la civiltà tenuta dietro le sbarre che limitano la libertà individuale e che dovrebbe ribellarsi.  C’è il tema della guerra, della pace. Le figure genitoriali . L’ ansia del vivere protesa verso la fede in Dio. Il senso perenne dell’ attesa dell’ amore che plachi e porti gioia al cuore spesso in tormento.

Tra tremori ed ansia,  tra ricordi e fantasie, Pino Sposato non indulge mai a leziose metafore, il suo verso è diretto, spesso lapidario. I suoi sentimenti sono  concreti e passionali, anche quando si colorano di malinconia e disincanto. Tutta la raccolta ha profumo di volontà di rinascita, di sincera  ribellione verso un mondo che avrebbe bisogno di più amore e  di presa di coscienza dell’ umana condizione. Tra espressioni che colpiscono come pietre e discese meravigliosamente oniriche, tra il suo credere nell’ amore come fonte fresca  e pura di rinascita e la consapevolezza di una realtà che spesso invece  lo  emargina, tra sguardi desolati e squarci di luce accecante, questa raccolta di poesia avvince come fosse un racconto autobiografico ma tutto proteso all’ “altro” come interlocutore ora privilegiato, ora passivo, di cui Pino vuole scuotere il torpore della coscienza.

…Ebbe un sorriso di gioia/ emise un gemito, si denudò d’ogni pudica veste/ e mi amò con tenero flagello”. Pochi versi dalla lirica che dà il titolo alla raccolta (che in esergo porta una  bellissima dedica al padre),  che sono una sintesi del suo modo di guardare al mondo, alla condizione umana in generale e   all’ universo femminile. Spogliarsi da finte e posticce scorie di pregiudizio. Essere se stessi, nel bene e nel male. Sorridere di gioia, perseguendo il valore alto della libertà.


Mariapia Giulivo


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