sabato 29 dicembre 2012

Coglievo l' attimo






Coglievo l’attimo
sui violini del tempo.
Lampeggiare di tuoni,
uragani d'autunno,
attendevano fuori
sulla soglia.
Fu pioggia stizzosa
a dividere parole
in gocce amare di rimpianto
mentre suoni d’aria
s’allontanavano piano
e il silenzio mi sedeva accanto.

Un volto sciupato dall’assenza
restò a chiedere cittadinanza
nel buio caldo di una stanza.


da DISSOLVENZE- Schena Editore 2002


giovedì 20 dicembre 2012

Un bluff....






Un bluff e intaschi
il piatto pronto
della vita.
Se smaschero il gioco
e rimescolo le carte
ho sempre tre donne
tra le mani.
Io ridente e solare,
il doppio mio
crepuscolare
e l’altra, leggiadra,
che ti fa danzare...

da DISSOLVENZE, Schena Editore 2002


domenica 16 dicembre 2012

Troppo presi dalla conversazione...








Troppo presi dalla conversazione,

neppure incrociamo gli sguardi.

E palpiti si perdono nelle ragnatele

nelle lamentele

di una ragione

che non ci appartiene.

Potremmo più in alto volare

se solo abolissimo

il condizionale.


da Dissolvenze, Schena Editore 2002




giovedì 13 dicembre 2012

MARIO SPOSATO, un artista fuori dal coro...









MARIO SPOSATO
Un artista fuori dal coro con gli  orologi del “tempo fermo”

Mario Sposato è una persona solare e positiva. L’ho conosciuto a Crotone, dove cogestisce , con la famiglia, un noto albergo e ristorante sul mare, raffinato e di grande atmosfera. Ospitale, accogliente, sorridentee solido, è  un uomo che ha nello sguardo quel guizzo di simpatia immediata e sa trasmetterla…Ma Mario Sposato è molto più di tutto questo. Basta parlargli per cinque minuti e già si è immersi in un mondo creativo e ricco di idee… Basta guardarsi intorno, nel suo albergo, e si è subito immersi in un’ atmosfera onirica e fantasiosa, dove ogni dettaglio parla….una specie di mostra permanente, tra dipinti, installazioni, oggetti curiosi, originali manufatti…ci si perde…lo sguardo è catturato da tante sensazioni…Tutto ha la ricercatezza di uno studiato stile post moderno.
Mario Sposato è un artista. Non iscrivibile in alcuna precisa categoria. Dipinge, scolpisce, crea, assembla, lavora grandi opere e piccoli capolavori, passa da materiali poveri a metalli preziosi. Usa il pennello, la spatola, la scrittura…ma anche il martello, la pinza e forse, persino la saldatrice. Originale, creativo, innovativo,  ha dato vita, partendo  dalla ricerca di  vecchi oggetti dimenticati  e materiali di “riciclo” , opere davvero sorprendenti. Di primo impatto, colpisce il suo rapporto con gli orologi, ”gli orologi del tempo fermo” , come improvvisamente mi è venuto di pensare…Mi ha fatto tornara in mente una poesia di Auden, tratta dalla raccolta “La verità, vi prego sull’ amore”. Un verso dice proprio così: “ Fermate tutti gli orologi…”. Già. Un tempo immobile, dove non esiste né passato, né presente, né futuro. Un istante rarefatto e quasi sospeso, che poi è il tempo vero dell’arte e dell’ atto creativo. Quando l’ inconscio deve azzerare tutte le scorie per vivere e reinventare sempre qualcosa di nuovo.  Con gli orologi Sposato crea oggetti  e gioielli raffinati, ricerca vecchi quardanti , tutti fermi ad un ‘ ora diversa ( e qui è il suo “non tempo”….segnare tante ore e nessuna..come nelle fiabe…) e ne fa opere straordinarie.
Ma non solo. Tutti gli oggetti che di solito  si buttano via o si conservano in uno stato museale, Sposato li fa rivivere…creando “provocazioni”, contaminazioni, riflessioni sulla vita e sul mondo.  Dando spazio anche alla magia del colore. Qualche esempio? Una vecchia bicicletta “indossa “ gli stivali, ed il viaggio continua…anche senza ruote e pedali! “Il trono di latta”, fatto interamente di lattine di bibite….diventa la rappresentazione  del potere senza valori. “ Il nuovo mondo” è una grande sfera tutta composta da microchips…un mondo sempre più “connesso” dalla tecnologia ma poco dalla fantasia , dal contatto diretto e dall’amore.
“Il potere” è una piovra di legno…Un sasso inerte si trasforma in un “cucciolo”….E poi, fontane di musica, esplosione di pensieri, l’amore ingabbiato…tutte allusioni, provocazioni, sul mondo, sulla vita, sulla stessa arte, sull’ amore…metafore di una società in  una evoluzione non sempre positiva e suggerimenti per dare un senso all’ esistere, come nei bellissimi quadri “Non ho paura di amare” o “ Pensieri liberi”…o in diverse opere che definirei quasi “femministe” , come “La preda”, dove un corpo di donna è irretito  ed in cui è facile cogliere l’ allusione al potere maschile.
Tra le opere, ne risalta una ….grande, bellissima, in cui si mescolano tecniche diverse.  E’ rappresentata la tastiera di un pianoforte  e le corde irregolari e azzurre ,che spuntano come  fili d’erba marina  dai tasti .Intorno , la liquidità azzurra  e sinuosa dell’ acqua …Un lavoro assai  pregevole e poetico che Mario Sposato ha dedicato al suo conterraneo, il musicista , interprete e raffinato artista Sergio Cammariere. Sposato ha colto in ques’opera una caratteristica peculiare di Sergio… le note acquatiche e profonde della sua musica, il suo colore  intenso e azzurro....ed anche la  sua libertà, il suo  estro magmatico e creativo.  Sono figli e amici dello stesso mare, ed in quest’ opera, magicamente si incontrano. L’emozione è percepibile. Talmente tanto che mi sono soffermata e mentre guardavo, mi sembrava di ascolare le note del maestro…
Che dire? Mario Sposato è stato una piacevole scoperta e mi piacerebbe che tutti potessere  apprezzare il suo talento fuori dal coro, non allineato, ironico e distante dalle  tendenze di una società sempre più uniforme e globalizzata. Lo merita. E glielo auguro .

mariapia giulivo











mercoledì 5 dicembre 2012

Confidami l' intreccio...








Se la frase arriverà... e il tuo nome sfiorerà ...il segreto scenderà dove non era sceso mai... se la frase arriverà...

Paolo Conte


Confidami l’intreccio
di terre brune
fiori di carne
e polpe succulente.
Io ne farò ghirlande
per i miei turbamenti,
regalerò aspri profumi
ai venti.
poi tornerò da te
con brume d’acqua
e sale
e sortilegi di radici
amare,
sarò per te frutto
ancora acerbo
e incerta carezza
dentro un verbo...

da DISSOLVENZE, Schena Editore 2002

  


martedì 4 dicembre 2012

si fa vento la parola...





si fa vento la parola che disperde
fiori invisibili
sulle tue pupille chiuse

io qui  a districare silenzi
a contare  minuti
a sillabare sguardi …

il  passo incerto è tonfo
il  frutto mio che cade
e si disfa
in polpa di carezze

martedì 27 novembre 2012

Spengo stridori...





Spengo stridori nel
volo azzardato di
cellule grigie, nel
sonno scalfito da pause
infinite e spezzo
le punte alle mie
matite che schizzano
prose ormai spudorate
che giocano fragole sui
cigli di un fosso
e invece che in nero
disegnano in rosso.

da " Dissolvenze"- Schena Editore 2002 

domenica 25 novembre 2012

Lunazioni


                                              
     





                                     
                        L’avevamo sempre addosso , la Luna, smisurata
                                                                                                  Italo Calvino

E venne la una degli inganni,
una luna blues accorata  e madida
di sole,luna lunatica,febbricitante
e schiva,raccolta in un ‘ alcova
di sogn smisurati. Venne
l’ottava luna e fu l’ estrema,
l’ ultima,la più sola,luna sospesa
e candida, rorida,gonfia,languida,
ammaliante bugiarda. Venne, cuprea
e ritrosa,la luna degli addii
intrisa di promesse,di sospiri
e di nuvole,cieca sottile e ingenua,
immaginosa e assorta.
E venne la luna del silenzio.
sbigottita e leggera.Furtiva
ascese lenta e poi sparì
per non morire nelle mie parole.

Da ALTALUNA, Bosco delle Noci , 97

mercoledì 21 novembre 2012

ALTALUNA e il vino...dal TRENTINO WINE BLOG





Vi invito a leggere...in questo articolo troverete qualcosa sulla mia raccolta di posie ALTALUNA, Bosco delle Noci,1996. Grazie all' amico Cosimo Piovasco di Rondò...ed alle sue meravigliose dissertazioni tra vino, ironia e poesia!

http://www.trentinowine.info/2012/11/cvit-e-il-vino-poetico/

lunedì 19 novembre 2012

umane voglie urgono nel pianto


                                                               

                                                                 
                                                                                                  



umane voglie urgono nel pianto
ma noi ci salveremo soli

nessuna mano ci stringerà la mano
verso il sorriso eterno
come se un angelo quasi volesse dirci

non c’è vita se non la mia                                                                                        
non avrete carezza
se non quella che spira nel silenzio

illusione è la terra calpestata
parodia di passi    breve viaggio

su altre rive setacceremo oro
le ginocchia ruvide sui sassi
e spesso frugando tra la neve
ardenti gemme riscalderanno il gelo


                                                                                                      




sabato 17 novembre 2012

scivola l' autunno





scivola l’ autunno nelle fessure
del cuore …
per te profumerò
di mele verdi e di felci
indosserò foglie brune
imboccherò il sentiero sconosciuto
che porta    non so dove

forse verso le nebbie
d’un ‘aurora pudica
o alla pienezza matura
di antiche parole

un discorrere caldo e pacato
come l’ultimo sole…

lunedì 5 novembre 2012

A blueblues- appunti per un racconto sull' incipit di un' amore





Appunti per un racconto sull' incipit di un amore 

a blueblues

Tentare una traccia di racconto . Lo ha già baciato infinite volte con gli occhi, negli occhi, sugli occhi , tutto occhi contro occhi. In cambio avrai un bacio. Ti bacerò dappertutto. Parole senza freni. Non è stato lui a dirle per prima. Non le ha dette nessuno per prima. Non è già questo un bacio? Perché quella sera aveva paura di un bacio vero?
Impregnata di lui dalle punte dei piedi fino all’ultima radice dei suoi buffi capelli, cerca aria, aria, aria…Sprofondati nella sua anima corporea  immagina quegli occhi che sono quasi guida ai gesti nel grigiore di azioni ripetute mille volte, sempre uguali…Sono slancio alla vita e ai colori. Dentro, brucia un segreto…e brucia davvero, quasi dolore, sotto il tessuto morbido di una tuta. La sua bocca sente un sapore che conosce, eppure le sembra di  non averlo mai assaggiato. Sente braccia amiche e forti che da sempre la stringono.
Braccia infinite tra le fibre della felpa. tra le fibre del cuore.
La parola vorrebbe  bere …e sente l’urlo rappreso, il frenetico serpeggiare, tra frasi non dette e succhiate dall’anima…Un respiro ossigena il vuoto e l’assenza, aria penetrata, soffio di luce.
Il distacco da lui è sempre triste, lascia la malinconia del ricordo e ora c’è  l’ansia di nuove parole, da scrivere tra blues immaginati, tra pareti che diventano l’universo intero, muri spogli, gusci d’ombra a contenere infiniti e segreti…E quel parlarsi ad un cenno, con gli occhi, senza mai dire tutto ma sapendo tutto, sapendo di esprimere tutto…Tra l’ironia di sberleffi che lui snocciola per esorcizzare la vita. La realtà non esiste, lui dice. La verità è una sfida e  gli fa paura. Il suo segreto è profondo e sa di dolore. Lui è anche dolore rappreso.
Sensazioni diverse da tutte le altre, mai provate, eppure già strariapanti, come un mare invisibile, incontenibile, tempesta e dolcezza. Non può essere sola in questo infinito…non lasciarmi sola, in questo infinito…Non ha più paura di dire “sempre”…Ora crede nel sempre. Il sempre della vita, il sempre che trascende. Ed è felice di aver trasgredito al suo stupido “ mai”. Vuole essere per la prima volta fedele a sé stessa, al suo unico tesoro. L’ amore.  Chi ha detto che si deve rinunciare ai sentimenti? Non vuole più essere aria chiusa. La donna di ghiaccio. Inavvicinabile. Precisa. Intoccabile. Rigida. Imbalsamata. Solare con tutti, buona, disponibile ,  amicona, compagna  affidabile, seria, maledettamente seria… Via questa maschera! Te la regalo, uomo accidenti a te che mi hai stanata!.  Perché tu non me la domandi, la maschera. Sai che non esiste. Perché sei andato a scavare oltre quello che vedi. Te la regalo  senza reticenze o paure . E’ tua. Prendila. Mi piace, ora,l’ anima nuda con te. Ti appartiene. Ma questa , non è che la traccia di un racconto. Di vita o letteratura?  La risposta meriterebbe un premio. Saprai mai darmela?

settembre 2005


mercoledì 31 ottobre 2012






ognissanti


un ‘alba sommessa recita il cielo
nel dedalo di nuvole antracite
il sogno     all’ improvviso
mostra cicatrici di orizzonte

concilierò la pioggia con il sole
il pianto con il suadente riso
nell’ anima che setaccia nomi
e osserva l’ elenco scarno
fila di  astute consonanti

in quale scrigno chiuderò
le vocali fragili e impudiche

come far volare dolci gli angeli
in questa rotta ripida di vento?



Il potere della musica...





IL POTERE DELLA MUSICA

Cercava di fare l’occhiolino, il sole, tra un velo candido e leggero di nuvole. Increspato come un tulle disteso che smorzava l’azzurro del cielo.
Me ne stavo seduta, quasi immobile, con i miei pensieri disordinati e confusi. Come la casa, che rispecchiava, in quel preciso istante, il mio stato d’animo. Il letto da rifare, i panni da stendere, le tazze della colazione da lavare, la polvere sui mobili, oggetti sparsi un po’ ovunque da mettere a posto.
Quanti pensieri possono attraversare la mente in un istante! Grovigli brulicanti come serpenti che opprimono il cuore in un’angoscia nera e strisciante, sotterranea come una vecchia miniera abbandonata, dove non c’è più nessuno che scava il tuo carbone.
Devi mettere a posto il letto, tendere bene le lenzuola.
Devi stendere maglie, slip e calzini.
Devi lavare i piatti, tu non sopporti lo sporco intorno a te.
Devi spolverare mensole e oggetti inanimati, libri e mobili. 
Devi liberarti dal disordine fuori e dentro di te.
Con un’apatica indifferenza verso me stessa, ciondolavo in pigiama per la casa. Un pigiama blu, di cotone, fiorito come un prato ,di margherite bianche.  Che senso aveva indossare un abito, lavarmi, pettinarmi? Chi mi avrebbe gurdata? Provavavo disgusto per i mieii stessi capelli morbidi e vaporosi, per le mani curate, per il mio corpo che allo specchio non riconoscevo più.
Ero bella e vestita di sole, un giorno. Credetti di trovare lo specchio in cui riflettere un po’ della mia luce. Quello specchio mi cadde di mano, si ruppe in pezzi e la mia immagine apparve di colpo come deformata, senza più identità. Un seme di follia mi accecò fino al punto di prendere a calci la mia stessa vita. Per amore? Un amore non ricambiato con la stessa intensità, con la stessa presa di coscienza che bisogna mettersi in gioco fino in fondo?
Devo rifare il letto. Devo stendere i panni bagnati. Devo liberare dalla polvere la casa e i miei pensieri. Voglio che tornino a brillare, lucenti di vita e speranza. Limpidi di assoluto, brucianti di passione.
Presi un disco, dalla mensola.  Non uno a caso. Sapevo cosa cercare. Lo feci suonare… e la musica riempì la stanza, la colmò di magia e di splendore, mi fece risalire verso l’alto, sempre più su, in quel cielo, dove il sole cercava ancora una strada tra quella cortina di nuvole. Non erano più di tulle ma di pizzo candido, più guardavo il cielo, più esse si aprivano in ricami di elaborata e intricata bellezza. Di colpo realizzai che solo la musica poteva darmi quell’ afflato di assoluto che cercavo. Che la musica ha un potere misterioso e penetrante.  Essa mi accarezzava con le note. Si insinuava nei pensieri, liberandoli dalle forme  consuete e li portava verso un indistinto meraviglioso , in cui tutto l’essere si elevava… in alto, sempre più su, in quel cielo ora quasi del tutto azzurro e  sgombro di nuvole.
Feci una doccia all’aloe, spalmai sul corpo una generosa dose di crema dal profumo di spezie, indossai un abito nero, passsai un rossetto corallo sulle mie labbra pallide. Mi raccolsi i capelli in modo casuale, come piace a me, con delle ciocche lasciate libere.  E restai in ascolto…
Quel giorno ebbi un indimenticabile amplesso con la musica e un orgasmo multiplo di quelli che ti portano nel paradiso e ti mozzano il respiro…



domenica 28 ottobre 2012

io scrivo frange


io scrivo frange
non tesso mai lenzuola

il mio letto
è un cespuglio di more

vieni che ti bacio
con labbra viola e zuccherine

vieni che ti stringo
tra le mie spine

giovedì 11 ottobre 2012

La luce...



Mi ha svegliata un vento impetuoso che sento ma di cui non vedo gli effetti sulle povere piante del mio balcone. Ho ancora le tapparelle chiuse e fuori è ancora buio. Sarà per questo che nella mia veglia forzata, ho riflettuto sulla luce?
Qualcosa  mi ha fatto intravedere per davvero un cammino in avanti.
Fuori , come  dicevo, è tutto buio. Ma proprio ora, sola e nel silenzio, avverto una luce infinita che avvolge la mia coscienza. E’ possibile entrare in questa luce, conoscerla come il proprio essere. E’ come se all’ improvviso sapessi qualcosa di nuovo sulla profondità e la grandezza della coscienza, percepisco che posso muovermi in essa e trovare ogni sorta di cose nuove.
Ma posso anche entrare al suo interno, posso scendervi, come fosse uno stelo, fino alle sue radici e al suo fondo, che è l’ illimitata e increata luce.
La luce, in fondo, ha un ‘ esistenza propria, che non si esaurisce totalmente nell’ illuminare le altre cose, portandole all’ essere con il suo tocco.
Qual’ è la vita della luce in se stessa? Molti, forse , hanno tentato di dare voce e parole a questa intima vita della coscienza, quella che forse, continua a brillare nel Gesù  del Vangelo di Giovanni ( che uno ci creda o no…), in colui che può dire Io sono. Cosa c’è in questo io sono , senza predicato né oggetto? E’ forse la luce piena, prima ancora che noi la vediamo riflessa in un oggetto? Posso pensare questo pensiero? Non è forse quello che io sono, che tutti siamo? Allora, diventiamo consapevoli di una intensificazione della realtà, come se la luminosità del nostro essere interiore si allargasse talmente da avvolgerci, come se giungessimo in un luogo mai calpestato prima, incantato…
Chi ci insegnerà a tornare sempre e di nuovo a questo punto di luce ?
Chi ci indicherà la strada per seguire la nostra coscienza fino al suo punto più splendente, come stare sempre svegli, come cacciare da noi il sonno degli adulti, dei rassegnati? Chi ci insegnerà a tenerci sempre liberi dal ritmo ripetitivo? Intravedere una possibile strada: un dono, una conoscenza del cuore; non qualcosa di conosciuto oggettivamente, ma un conoscere semplice, grazie al quale si potrebbe giungere al centro di ogni cuore.
Per sbloccare la luce e la libertà che vi è racchiusa. Una specie di contagio che scorra da cuore a cuore, liberando dal di dentro la persona. Cioè , il dono non è altro che noi stessi. Il riconoscimento della persona interiore. La scintilla della nostra unicità. La sapienza che ha gusto ( sapienza da sapere, avere sapore, assaporare), il gusto della libertà e della luce che è in noi stessi.

Ho scritto di getto. Forse ,solo attraversando il buio…ho compreso la luce…

venerdì 28 settembre 2012

Per Sergio


                                                

                                                         

                                                                  


Non c’è mai fine. Ci sono sempre suoni nuovi da  immaginare,  nuovi sentimenti da sperimentare...
( J. COLTRANE)                                                   
                                                                                  


                                                                                                            per Sergio       


circoscrivere viaggi nell’ aurora
codice senza distanza
pellicola sfuggita alla parola

tu- senza tempo in bianconero
odore di mare e di bambino
tu scanzonato ardito fil di fumo
occhi velluto    fondo lago dell’ anima
filigrana di note  stemperate
nell’ aria avventurosa di dicembre

mai fermo    musicale   nel rettangolo
profilo che trascende il luogo
graffio di sguardo incerto
sabbia di dune bianche
quarzo tesoro scavato ad un deserto





lunedì 17 settembre 2012

Intervista sulla poesia a Mariapia Giulivo a cura di Cinzia Ficco


Intervista a Mariapia  Giulivo a cura di Cinzia Ficco, pubblicata on line nel sito dell’editore FOLCI ( Milano) nel gennaio 2008



Come ti sei scoperta poetessa e quando?
Forse un giorno… per caso, giocando con le rime, da bambina,  ho scoperto che il mio nome, Mariapia, faceva rima con poesia…ma anche con ironia, malinconia, fantasia, melodia.
Sono cinque parole chiave per chi scrive. La parola “poeta” è in realtà  impegnativa,  attribuisce a chi scrive una certa dose di responsabilità. Per cui , lascio da sempre che siano gli altri a definirmi “poetessa”. Il trucco vero è non prendersi mai troppo sul serio, non mettersi allori posticci in testa ed esercitare la scrittura con umiltà ma anche con rigore, autodisciplina e soprattutto con la voglia di comunicare. Scrivere è in fondo l’ unico modo che conosco per esorcizzare la morte, il dolore, la mediocrità, il disamore. Per me è stato come se una lucida lente di ingrandimento mi abbia fatto andare “oltre” le cose per osservarle in modo sempre nuovo, ricco di stupore , con occhio creativo e  da “bambina”. E’ uno “svelare” velando. Ho fatto mia da tempo una dichiarazione di Garcia Lorca: la poesia è qualcosa che va per le strade. Che si muove, che passa al nostro fianco. Non concepisco la poesia come astrazione ma come cosa esistente, che ci passa accanto. La poesia , dunque, è stata sempre per me pensiero concreto e dinamico. Qualcosa che vive in noi e con noi. A volte, dietro i mascheramenti della realtà.
Quali sono stati i poeti della tua formazione?
Domanda difficile. Sono stata una lettrice vorace e curiosa da sempre. E tante cose hanno contribuito alla mia vena creativa…la musica, il cinema, il teatro….penso infatti che scrivere sia anche “contaminarsi” , cioè non trascurare nulla di ciò che arricchisce il nostro sguardo , il nostro orecchio e la nostra vita in generale. Se devo fare dei nomi di autori italiani,ho amato molto Petrarca e Cavalcanti, Pascoli , Leopardi e Gozzano. E poi Saba, Montale, Penna, Sereni, Campana, Bodini, Pasolini, Caproni. Tra gli autori stranieri,John Donne, Garcia Lorca, Celan, Benn, Pessoa,i simbolisti francesi, la Dickinson … Eluard … tutti i poeti della beat generation…Penso basti così. Posso dirti che i primi autori di poesie che ho amato, oltre le letture scolastiche, e avevo 14 anni , sono stati Pavese e Baudelaire.Oggi mi dico sorridendo...una strana commistione…In questo elenco parziale, vorrei includere, se me lo permetti, la mia bisnonna…grazie a lei ho cominciato ad amare le nostre tradizioni,quelle del sud, grazie a lei ho ascoltato filastrocche e fiabe in dialetto, cantilenanti rosari in un latino misterioso e affascinante. Tutto questo è entrato con prepotenza nel mio bagaglio personale.
La saggistica ha influito sulla tua formazione?
Chi della mia generazione non ha letto saggistica? Sono appassionata di antropologia e tradizioni popolari della mia terra. Ho letto tutto De Martino. E anche Bachtin e Paolo Toschi. Ma ho letto anche Barthes, lasciandomi trascinare, e il pensiero mistico di Simone  Weil. Ho letto “L’ erotismo” di Bataille, un saggio che ogni tanto risfoglio e che, a differenza di quanto si può intendere dal titolo è un libro filosofico complesso e illuminante che ha molto a che vedere con la poesia e con la vita…per Bataille la poesia conduce al punto stesso in cui porta ogni forma di erotismo.La poesia è anche corporeità, la vita è “eros”che sconfigge il nostro “io” e attraverso questa morte del sé, crea un essere sempre nuovo.. Ho letto anche con grande passione tutti i saggi di Pasolini. Il suo “dissenso” l’ ho sempre sentito molto mio.
Secondo te, quali sono le caratteristiche di un poeta?
Proprio il fatto di non avere caratteristiche, di non presumersi. Agli attori, forse, è richiesto il “fisico del ruolo”. Chi scrive in teoria deve avere una buona dose di curiosità, di candore, di sensibilità , di immaginazione e di rigore. Ma ci sono persone così fatte anche tra chi non scrive…e ci sono persone che non sono fatte così tra i poeti…
Quali sono gli errori da non commettere? Cosa raccomanderesti ad un ragazzo che vuole diventare poeta?
Sia lode all’ errore! Senza errori, forse non esisterebbero i poeti nè la poesia. A chi vuole avvicinarsi alla scrittura, direi di vivere , vivere e leggere, leggere…ascoltare musica…andare al cinema…e sognare…e tirare fuori la propria parte più vulnerabile senza paura…scrivere non solo con la testa e le mani ma con il “sangue”…E esercitare la propria capacità di sintesi senza avere pietà per tutte le parole di troppo.”Diventare poeta” mi sembra una espressione un  po’ forte. La poesia non è un mestiere.
Secondo te , c’è differenza tra un poeta e una poetessa?
A parte la differenza oggettiva di sesso, da me gestita forse in modo lievemente provocatorio…credo che la poesia  non abbia “sesso”. C’è o non c’è. Il termine “poeta” mi piace molto, perché è un sostantivo maschile e termina con la “a” come fosse femminile. Io credo che esista la scrittura e non mi  sono mai piaciuti  gli steccati. Forse va riconosciuta alle poetesse solo una maggiore capacità di “emozione”. Che alla poesia fa bene.
Chi ti piace in questo momento di più e chi meno?
In questo momento sto rileggendo una nuova traduzione delle “Elegie Duinesi”di Rilke , un libro bellissimo e molto denso e le straordinarie poesie di Carlo Michelstaedter .… Mi piace la poesia che lascia un  segno, sempre. Mi piace meno chi interrompe la magia del silenzio  e della pagina bianca con parole assolutamente inutili e incomprensibili. Non sopporto la retorica e chi vive sulla pagina di “plagi”.
Secondo te , le nuove generazioni scrivono di più di quelle vecchie , e perché? Preferiscono gli sms, i messaggi di posta elettronica o i libri?
Non ritengo sia un fatto di generazione , il problema è sempre preferire la qualità alla quantità. Si può scrivere una pessima poesia e un bellissimo sms…Le nuove generazioni sono ,piuttosto, abituate ad una maggiore rapidità della comunicazione, noi abbiamo il dovere di comprendere senza preconcetti forme sempre nuove di espressione che possono essere un arricchimento e mai un limite. In quanto a me, scrivo testi,ma anche sms, messaggi di posta elettronica, care vecchie lettere con tanto di penna che gratta i fogli…Ho detto prima che la poesia è anche “contaminazione”…I libri, invece, sono e resteranno uno strumento meraviglioso, affascinante e insostituibile  che difficilmente vedremo scomparire. Sono compagni di viaggio della vita.
C’è qualche scrittore giovane che ti piace? Chi è perché?
Ci sono tante voci giovani interessanti nel panorama attuale della poesia e della narrativa. Preferisco non citare nessuno e non far torto a nessuno. Dico solo che ai giovani bisogna sempre riservare attenzione e offrire degli spazi.
Ci sono temi che in una poesia è meglio non affrontare e perché?
Assolutamente no.  La poesia non sarebbe più poesia se si ponesse dei limiti.
Come descriveresti la scrittura delle nuove generazioni?
In genere quando leggo, considero la scrittura e basta. Ripeto..la buona scrittura non è un fatto generazionale. Guai a chi pontifica in tal senso…non è sempre vero che “gallina vecchia fa buon brodo” e non è vero neppure il contrario.
Poeti si può diventare? Cosa serve?
Noi nasciamo “persone” . Diventiamo quello che vita e attitudini ci portano ad essere. Diventiamo ciò che sappiamo “ascoltare” e non solo “dire”. In qualunque scelta artistica resta fondamentale non autocelebrarsi mai, saper sorridere, essere autoironici, il più possibile” leggeri” e critici con sé stessi. Per essere tutto questo, forse bisogna imparare ad “amarsi”. E ad amare di più.
Cos’ hai in cantiere?
Prima o poi vorrei pubblicare la mia terza raccolta di poesie. Anche perché, rispetto ai primi due libri, la mia scrittura è un  po’ mutata. Si cresce sempre, ad ogni età…Vengo fuori da un  percorso interiore  e spirituale  che ha addensato i miei testi di metafore, ha forse ridotto la loro giocosità e cantabilità. . Il verso credo sia più rappreso e lirico, più sfrangiato e affascinato da forme anche classiche. Più luminoso. E’ una musica diversa, insomma…ma sempre musica. A volte penso la scrittura come una partitura musicale…un mio cruccio è non aver potuto studiare il pianoforte. In mente , più che in cantiere , ho di scrivere qualcosa di organico in prosa. Credo di avere già gli argomenti giusti…e si tratta di vita vissuta ma che ha un contenuto onirico molto pregnante. Un  lungo racconto quasi “on the road”nel nostro sud, con lo sfondo di un amore e il filo conduttore della musica.
So che ami molto la musica di Sergio Cammariere. Cosa ti ha colpito di lui e perché?
Il primo incontro con Sergio Cammariere è stato quello con la sua musica, un vero e proprio “colpo di fulmine” artistico. Poi ho incontrato lui in quanto “persona”. Ho seguito molti suoi concerti. E’ stata una bellissima esperienza. Di lui mi ha colpito lo spessore umano non comune. La sua idea profonda e cosmica  della vita e della musica. Sergio è un vero grande artista, ironico, fluido, carezzevole, preparato, riservato, concreto. E suona il pianoforte con grande e impressionante  talento, con  calore e poesia…trasmette emozioni, sorrisi, intensità e anche valori forti. Ecco…posso dire che incontrando Sergio Cammariere ho avuto la netta percezione di incontrare un poeta vero…Che a sua volta, ispira, mi ispira poesia. Una persona  davvero notevole.




venerdì 14 settembre 2012

a blueblues


                                     

                                                                       a blueblues

quale spazio cercare
col talismano di corallo rosso
dopo l’ ebano accigliato della notte

inventare ore ferme    di lacca
un mare strizzato di spuma
fino a dove    fino a quando
quale destinazione quale porto
che stazione    su quale blues
con quale fiato per quale canzone

strade di fuga    contorni ritorni
la scrittura asciutta misurata
calcata su acqua verde    lontana

e tra le pieghe  parla e non dice
o dice troppo    e marca stretto
la parola  che non si lascia sfiorare

qualcosa da accadere    ricordare
un senso    dissenso al sublime silenzio
a volte troppi sogni a volte niente
l’ alba ingravidata di ragioni
mille o nessuna    a piacimento
a risplendere bagliore nel mattino

ombre rosse nel giardino incolto
fino a ubriacare lontananze
rami discinti    tentacoli di fiori
e liquida la città che scorre fuori

un giorno o l ‘ altro si incontra la poesia
faccia a faccia    come materia
in forma di polpa    di sudore
quale spazio cercare    andare dove

setteluglioduemilacinque









domenica 9 settembre 2012

altalunando...

altalunando
può anche accadere 
di non lasciare impronte
se cammini sulla neve

da Altaluna, Bosco delle Noci , 1997