martedì 26 febbraio 2013

Grazie a Sergio Cammariere ho scoperto questa terra







GRAZIE A SERGIO CAMMARIERE HO SCOPERTO QUESTA TERRA


Ecco che all’improvviso, nell’ultimo giorno della mia vacanza settembrina a Capo Colonna, è arrivato l’autunno … il cielo non ha più note azzurre, è bianco e denso di nuvole, gonfio di pioggia rappresa. Le foglie cadono dagli alberi con tonfi danzanti e leggeri, il vento è fresco, sembra un maestrale che scuote le cime e le fa vibrare. Da dove sono non vedo il mare ma ne immagino il grigio, lo sento spumare da lontano contro gli scogli friabili di questa terra di antichi e importanti splendori, di cui, forse, non è neppure consapevole.
Immagino la Colonna greca, lassù, solitaria sentinella sull’acqua sferzata dalla salsedine e la piccola Chiesa con quella Madonnina nera dallo sguardo mesto, silenzioso, caritatevole, la Madonna dei diversi, mi sono detta mentre la guardavo … penso a quel promontorio, alla sua suggestione, dove antico e presente si fondono senza continuità, dove la doppia sacralità  - quella pagana e quella cristiana – si mescolano in  un unico sguardo sul mare, vigile, sognante e protettivo.
Lassù, il ritmo del tempo non ha scansioni, è rarefatto come in una fiaba raccontata sottovoce, l’istante si dilata e assume la vastità dell’azzurro. Confusa nel vento che agita rami e pensieri, sento arrivare nella mia mente una musica dalla dolcezza incantata, composta da un grande figlio di questa terra, che, come un navigante senza rotta, un giorno se ne andò portandola nel cuore.  Le mie parole a confronto di quelle note sono povere e inadeguate. Nessuno come Sergio Cammariere è riuscito a condensare la vastità, la bellezza, la malinconia, la nostalgia per quello che resta di Capo Colonna, per quello che non c’è più, spazzato via non dalla furia del mare ma dall’incuria degli uomini.
Il suo brano dedicato a Capo Colonna, è quasi una nenia penetrante e sincera, un atto di amore e devozione verso un luogo di cui tracciare la vera storia è difficile ma che alimenta inquietudini  e pacatezza allo stesso tempo, senso dell’infinito e altera poesia scritta su ogni pietra e leggibile solo da chi ha dentro una infinita sensibilità. Quella musica del cantautore piccolino,non è solo un omaggio a Capo Colonna, è il racconto attraverso l’inseguirsi delle note, del suo mistero. È grazie a lui che ho scoperto questo luogo, che sono venuta a percorrerne le tracce, son figlia di un’altra terra, del sud della Murgia pugliese, fatta di pietre, ulivi, masserie, trulli e altri diversi incanti. Sergio Cammariere non ha mai omesso, presentando quel brano durante i concerti, di parlare di Crotone e di Capo Colonna, delle sue origini e della Calabria. Questo lo ha reso speciale ai miei occhi perché solo chi non rinnega mai le proprie radici è portatore di veri valori. Sergio è un artista di alto livello, raffinato, pieno di talento, nelle mani ha il calore cangiante del suo sud, nelle sue note vibra la sua esperienza di vita oltre che la sua indiscutibile bravura. In quelle mani agili e virtuose sul pianoforte c’è anche questo lembo di terra, un giorno da lui abbandonato per poter invece ritornare con ogni nota, con ogni carezzevole inflessione della voce, con l’orgoglio di un’ appartenenza, con una latente nostalgia impressa nel cuore per una partenza che ha sì segnato la sua vita, ma che oggi gli permette di volare più in alto e con questo volo accarezzare sempre il suo mare, le rocce, questo luogo di affetti spezzati e ricomposti, sublimati nella sua straordinaria vena artistica creativa, dinamica senza più terre e confini. Come senza confini si fa l’abbraccio dello sguardo su Capo Colonna, terra di approdi e lontananze, di naufragi e  destino, avvolti da cielo e mare nel sogno di un’ altra umanità possibile. Grazie a Sergio Cammariere ho scoperto tutto questo e la sua terra deve davvero essergli grata.

Settembre 2007

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