immagine di Augusto Cabral
La notte suona arpeggi di stelle
ma non odo splendore.
Una luna gonfia come il cuore
intona nenie,
scompone desideri sul cuscino.
Brancola nel buio
il corpo sedotto da un ricordo
inventando carezze e magie
numerate a mezza voce.
Limite è il vuoto
mentre incido poesie
su quello che non dico.
Intanto tu reciti in falsetto
e apri la scena a piacimento
con parole controvento.
Da " Dissolvenze"-Schena Editore 2002
Mi piace molto...
RispondiEliminaGrazie, Margherita cara...
RispondiEliminainteressante deduzione di una notte colma di interrogativi sull'irrealtà attuale, trovo il fraseggio finale in controtendenza con il resto della composizione, ottima lettura grazie
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