lunedì 17 settembre 2012

Intervista sulla poesia a Mariapia Giulivo a cura di Cinzia Ficco


Intervista a Mariapia  Giulivo a cura di Cinzia Ficco, pubblicata on line nel sito dell’editore FOLCI ( Milano) nel gennaio 2008



Come ti sei scoperta poetessa e quando?
Forse un giorno… per caso, giocando con le rime, da bambina,  ho scoperto che il mio nome, Mariapia, faceva rima con poesia…ma anche con ironia, malinconia, fantasia, melodia.
Sono cinque parole chiave per chi scrive. La parola “poeta” è in realtà  impegnativa,  attribuisce a chi scrive una certa dose di responsabilità. Per cui , lascio da sempre che siano gli altri a definirmi “poetessa”. Il trucco vero è non prendersi mai troppo sul serio, non mettersi allori posticci in testa ed esercitare la scrittura con umiltà ma anche con rigore, autodisciplina e soprattutto con la voglia di comunicare. Scrivere è in fondo l’ unico modo che conosco per esorcizzare la morte, il dolore, la mediocrità, il disamore. Per me è stato come se una lucida lente di ingrandimento mi abbia fatto andare “oltre” le cose per osservarle in modo sempre nuovo, ricco di stupore , con occhio creativo e  da “bambina”. E’ uno “svelare” velando. Ho fatto mia da tempo una dichiarazione di Garcia Lorca: la poesia è qualcosa che va per le strade. Che si muove, che passa al nostro fianco. Non concepisco la poesia come astrazione ma come cosa esistente, che ci passa accanto. La poesia , dunque, è stata sempre per me pensiero concreto e dinamico. Qualcosa che vive in noi e con noi. A volte, dietro i mascheramenti della realtà.
Quali sono stati i poeti della tua formazione?
Domanda difficile. Sono stata una lettrice vorace e curiosa da sempre. E tante cose hanno contribuito alla mia vena creativa…la musica, il cinema, il teatro….penso infatti che scrivere sia anche “contaminarsi” , cioè non trascurare nulla di ciò che arricchisce il nostro sguardo , il nostro orecchio e la nostra vita in generale. Se devo fare dei nomi di autori italiani,ho amato molto Petrarca e Cavalcanti, Pascoli , Leopardi e Gozzano. E poi Saba, Montale, Penna, Sereni, Campana, Bodini, Pasolini, Caproni. Tra gli autori stranieri,John Donne, Garcia Lorca, Celan, Benn, Pessoa,i simbolisti francesi, la Dickinson … Eluard … tutti i poeti della beat generation…Penso basti così. Posso dirti che i primi autori di poesie che ho amato, oltre le letture scolastiche, e avevo 14 anni , sono stati Pavese e Baudelaire.Oggi mi dico sorridendo...una strana commistione…In questo elenco parziale, vorrei includere, se me lo permetti, la mia bisnonna…grazie a lei ho cominciato ad amare le nostre tradizioni,quelle del sud, grazie a lei ho ascoltato filastrocche e fiabe in dialetto, cantilenanti rosari in un latino misterioso e affascinante. Tutto questo è entrato con prepotenza nel mio bagaglio personale.
La saggistica ha influito sulla tua formazione?
Chi della mia generazione non ha letto saggistica? Sono appassionata di antropologia e tradizioni popolari della mia terra. Ho letto tutto De Martino. E anche Bachtin e Paolo Toschi. Ma ho letto anche Barthes, lasciandomi trascinare, e il pensiero mistico di Simone  Weil. Ho letto “L’ erotismo” di Bataille, un saggio che ogni tanto risfoglio e che, a differenza di quanto si può intendere dal titolo è un libro filosofico complesso e illuminante che ha molto a che vedere con la poesia e con la vita…per Bataille la poesia conduce al punto stesso in cui porta ogni forma di erotismo.La poesia è anche corporeità, la vita è “eros”che sconfigge il nostro “io” e attraverso questa morte del sé, crea un essere sempre nuovo.. Ho letto anche con grande passione tutti i saggi di Pasolini. Il suo “dissenso” l’ ho sempre sentito molto mio.
Secondo te, quali sono le caratteristiche di un poeta?
Proprio il fatto di non avere caratteristiche, di non presumersi. Agli attori, forse, è richiesto il “fisico del ruolo”. Chi scrive in teoria deve avere una buona dose di curiosità, di candore, di sensibilità , di immaginazione e di rigore. Ma ci sono persone così fatte anche tra chi non scrive…e ci sono persone che non sono fatte così tra i poeti…
Quali sono gli errori da non commettere? Cosa raccomanderesti ad un ragazzo che vuole diventare poeta?
Sia lode all’ errore! Senza errori, forse non esisterebbero i poeti nè la poesia. A chi vuole avvicinarsi alla scrittura, direi di vivere , vivere e leggere, leggere…ascoltare musica…andare al cinema…e sognare…e tirare fuori la propria parte più vulnerabile senza paura…scrivere non solo con la testa e le mani ma con il “sangue”…E esercitare la propria capacità di sintesi senza avere pietà per tutte le parole di troppo.”Diventare poeta” mi sembra una espressione un  po’ forte. La poesia non è un mestiere.
Secondo te , c’è differenza tra un poeta e una poetessa?
A parte la differenza oggettiva di sesso, da me gestita forse in modo lievemente provocatorio…credo che la poesia  non abbia “sesso”. C’è o non c’è. Il termine “poeta” mi piace molto, perché è un sostantivo maschile e termina con la “a” come fosse femminile. Io credo che esista la scrittura e non mi  sono mai piaciuti  gli steccati. Forse va riconosciuta alle poetesse solo una maggiore capacità di “emozione”. Che alla poesia fa bene.
Chi ti piace in questo momento di più e chi meno?
In questo momento sto rileggendo una nuova traduzione delle “Elegie Duinesi”di Rilke , un libro bellissimo e molto denso e le straordinarie poesie di Carlo Michelstaedter .… Mi piace la poesia che lascia un  segno, sempre. Mi piace meno chi interrompe la magia del silenzio  e della pagina bianca con parole assolutamente inutili e incomprensibili. Non sopporto la retorica e chi vive sulla pagina di “plagi”.
Secondo te , le nuove generazioni scrivono di più di quelle vecchie , e perché? Preferiscono gli sms, i messaggi di posta elettronica o i libri?
Non ritengo sia un fatto di generazione , il problema è sempre preferire la qualità alla quantità. Si può scrivere una pessima poesia e un bellissimo sms…Le nuove generazioni sono ,piuttosto, abituate ad una maggiore rapidità della comunicazione, noi abbiamo il dovere di comprendere senza preconcetti forme sempre nuove di espressione che possono essere un arricchimento e mai un limite. In quanto a me, scrivo testi,ma anche sms, messaggi di posta elettronica, care vecchie lettere con tanto di penna che gratta i fogli…Ho detto prima che la poesia è anche “contaminazione”…I libri, invece, sono e resteranno uno strumento meraviglioso, affascinante e insostituibile  che difficilmente vedremo scomparire. Sono compagni di viaggio della vita.
C’è qualche scrittore giovane che ti piace? Chi è perché?
Ci sono tante voci giovani interessanti nel panorama attuale della poesia e della narrativa. Preferisco non citare nessuno e non far torto a nessuno. Dico solo che ai giovani bisogna sempre riservare attenzione e offrire degli spazi.
Ci sono temi che in una poesia è meglio non affrontare e perché?
Assolutamente no.  La poesia non sarebbe più poesia se si ponesse dei limiti.
Come descriveresti la scrittura delle nuove generazioni?
In genere quando leggo, considero la scrittura e basta. Ripeto..la buona scrittura non è un fatto generazionale. Guai a chi pontifica in tal senso…non è sempre vero che “gallina vecchia fa buon brodo” e non è vero neppure il contrario.
Poeti si può diventare? Cosa serve?
Noi nasciamo “persone” . Diventiamo quello che vita e attitudini ci portano ad essere. Diventiamo ciò che sappiamo “ascoltare” e non solo “dire”. In qualunque scelta artistica resta fondamentale non autocelebrarsi mai, saper sorridere, essere autoironici, il più possibile” leggeri” e critici con sé stessi. Per essere tutto questo, forse bisogna imparare ad “amarsi”. E ad amare di più.
Cos’ hai in cantiere?
Prima o poi vorrei pubblicare la mia terza raccolta di poesie. Anche perché, rispetto ai primi due libri, la mia scrittura è un  po’ mutata. Si cresce sempre, ad ogni età…Vengo fuori da un  percorso interiore  e spirituale  che ha addensato i miei testi di metafore, ha forse ridotto la loro giocosità e cantabilità. . Il verso credo sia più rappreso e lirico, più sfrangiato e affascinato da forme anche classiche. Più luminoso. E’ una musica diversa, insomma…ma sempre musica. A volte penso la scrittura come una partitura musicale…un mio cruccio è non aver potuto studiare il pianoforte. In mente , più che in cantiere , ho di scrivere qualcosa di organico in prosa. Credo di avere già gli argomenti giusti…e si tratta di vita vissuta ma che ha un contenuto onirico molto pregnante. Un  lungo racconto quasi “on the road”nel nostro sud, con lo sfondo di un amore e il filo conduttore della musica.
So che ami molto la musica di Sergio Cammariere. Cosa ti ha colpito di lui e perché?
Il primo incontro con Sergio Cammariere è stato quello con la sua musica, un vero e proprio “colpo di fulmine” artistico. Poi ho incontrato lui in quanto “persona”. Ho seguito molti suoi concerti. E’ stata una bellissima esperienza. Di lui mi ha colpito lo spessore umano non comune. La sua idea profonda e cosmica  della vita e della musica. Sergio è un vero grande artista, ironico, fluido, carezzevole, preparato, riservato, concreto. E suona il pianoforte con grande e impressionante  talento, con  calore e poesia…trasmette emozioni, sorrisi, intensità e anche valori forti. Ecco…posso dire che incontrando Sergio Cammariere ho avuto la netta percezione di incontrare un poeta vero…Che a sua volta, ispira, mi ispira poesia. Una persona  davvero notevole.




Nessun commento:

Posta un commento