ph. mapi giulivo
e la notte è
un regno umido
di
incertezze di continui ardori
un labirinto
di terra amara
che si
intreccia con il mare
viaggio
sulle strade che mutano
nel buio
caldo antiche rotte
bisbigliate
trepide dal vento
tu ora dove
sei assurda lontananza
dove innocenza
del tempo
mentre
chiara mi scruta l’ alba
e l’ onda è
quasi bianca di neve?
dove sei
tu che appena sorge il giorno
ti
ritiri vigile nell’ ombra
lasciandomi
un tiepido sudore
spremuto
avaro da un sogno?
RispondiEliminaI versi, in quell'insistito "dove sei" in anafora di strofa, delineano un bisogno che si fa... ciò che è sempre stato: anelito della coscienza più che invocazione di una presenza tangibile.
E la nostra +mariapia giulivo è usa all'affresco del proprio paesaggio interiore. Formidabile la descrittività delle prime 2 strofe in cui l'io narrante e "cantante" (poesia qui è canto) interagisce con le figurazioni dell'intorno, del vissuto, del proprio ordine del reale.
Due raffinatezze tra le tante: la congiunzione all'inizio del capoverso, come a voler connettere due mondi, due registri, dell'idea e del reale. E la ricerca di una musicalità negli accostamenti delle parole come a significare un vibrato risuonare di certe impalpabili corde. Forse mosse dal congiungersi della notte e del giorno: l'interstizio in cui un poeta accade.
Grande Mapi! Ciao.
Lo leggo solo ora, Angelo. Sei un grande lettore, non solo un fine poeta. Sei grande anche tu, di una grandezza sincera , che mette al primo posto la coscienza e sa riconoscerne i tratti. Grazie, di cuore...
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