Photo Mapi Giulivo
Il mio
approccio con la raccolta di poesie “Tenero flagello”, Bakos Editore, 2005, di Pino Sposato è assai particolare. Il
volumetto mi è stato donato da Mario, fratello di Pino, artista anche lui…. con
estrema discrezione, con commozione ed
affettuosa partecipazione. Un dono emotivamente assai prezioso, perché Pino non
c’è più. Ha raggiunto il suo oltre…ed è rimasto saldamente ancorato ai cuori di tutti quelli che lo hanno amato. Ero sullo
Jonio , a Crotone, in quella parte di Calabria tanto evocativa di antichi
splendori, un tempo gioiello della Magna Grecia…quel mare mormorante ha fatto
da sottofondo alla lettura delle prime poesie contenute nel libro. Poi ho
continuato a casa…ma ogni volta che l’ ho preso tra le mani…mi ha riportata a quell’
azzurro tanto carico di suggestioni…
Pino Sposato
era nativo di Acri , in provincia di Cosenza, ma crotonese ormai di adozione da
molti anni. Impegnato nel campo dell’ associazionismo culturale e sociale , ha
sempre coltivato il suo spazio “eletto” , quello della scrittura in prosa ed in
versi. Ricordato con stima da tutti, era una figura carismatica e di grande
umanità, lavoratore instancabile, guida per la sua intera famiglia.
Sulla
copertina, l’ immagine di Apollo Pitio , opera di Pietro Benvenuti , da una
collezione privata, il dio della musica,
della luce e della profezia…tanto abile nello scagliare frecce a distanza e secondo alcune versioni, padre di
Pitagora…e dunque il legame con l’ antica Kroton si fa più forte…Sono “entrata”
tra le pagine in punta di piedi…consapevole, forse, di dover “recensire” le
poesie di un angelo…
Le poesie
seguono un percorso tra logica e ragione, tra impegno e sentimento. Sono testi
“interiori” anche quando hanno impennate di denuncia sociale. La poesia di Pino
Sposato è autentica, parla con voce sincera , denotando un mondo interiore
ricco, sfaccettato, che non segue
metriche precise, grida e racconta , sussurra e incanta. Dal suo stesso
interno.
Predominante
è il tema dell’ amore, con punte affilate di sensualità e dolcezza, ma anche di
amarezza e riflessione. Tra narrare spontaneo , tra crudo realismo ed
espressione di sentimenti ed affetti forti, non è una “canto” che si risolve
mai…trasmette intense vibrazioni interiori, tensioni , titaniche lotte dell' anima e
voli verso una verità che è puramente umana, tutta giocata tra il dolore acre
dell’ esistenza e gli incanti che invece sono in grado di sublimarla.
Le emozioni
che percepisco sono pregne, intense, non edulcorate, non liquide, come quelle del periodo che attraversiamo
e che spesso, vive solo di vanità. La personalità che emerge è quella di un
uomo saldo ma anche sognante, che nella sua vita ha amato, si è illuso,ha
pianto, ha sorriso, ha attraversato il
dolore, restando fermo su valori
imprescindibili…quelli degli affetti, del trasporto verso la donna e della partecipazione attiva anche al “sociale” . Emblematico , in questo senso, è
un testo dedicato a Giovanni Falcone ( bellissimi i versi “ Al pianto degli
onesti hai lasciato/ il volto gaio, dal tenue sorriso”) o la sua certezza che questo mondo si appoggia
spesso a mere illusioni di cambiamento( “Cade nel baratro d’un mondo/ stolto,
illusorio, senza certezza di futuro/né fantasia o storia”. )
Traspare dai
versi una attenzione alla figura femminile, vista come dolcezza ma anche fonte
di sofferenze d’ amore. Angelo e grazia
, a cui Pino dice , nella poesia”Donna”con dei versi che lasciano
senza parole “ Dimentica per un giorno di essere Madonna/ e sentiti signora e
solo donna”. Dissacrando l’ immagine che
la donna spesso è costretta ad assumere nel sud…quindi una incitazione quasi velatamente “femminista”. Emergono figure care, come quelle dei fratelli per cui è stato
“padre”. Si racconta la civiltà tenuta dietro le sbarre che limitano la libertà
individuale e che dovrebbe ribellarsi. C’è il tema della guerra, della pace. Le
figure genitoriali . L’ ansia del vivere protesa verso la fede in Dio. Il senso
perenne dell’ attesa dell’ amore che plachi e porti gioia al cuore spesso in
tormento.
Tra tremori
ed ansia, tra ricordi e fantasie, Pino
Sposato non indulge mai a leziose metafore, il suo verso è diretto, spesso
lapidario. I suoi sentimenti sono
concreti e passionali, anche quando si colorano di malinconia e
disincanto. Tutta la raccolta ha profumo di volontà di rinascita, di sincera ribellione verso un mondo che avrebbe bisogno
di più amore e di presa di coscienza
dell’ umana condizione. Tra espressioni che colpiscono come pietre e discese
meravigliosamente oniriche, tra il suo credere nell’ amore come fonte fresca e pura di
rinascita e la consapevolezza di una realtà che spesso invece lo
emargina, tra sguardi desolati e squarci di luce accecante, questa
raccolta di poesia avvince come fosse un racconto autobiografico ma tutto
proteso all’ “altro” come interlocutore ora privilegiato, ora passivo, di cui
Pino vuole scuotere il torpore della coscienza.
“ …Ebbe un
sorriso di gioia/ emise un gemito, si denudò d’ogni pudica veste/ e mi amò con
tenero flagello”. Pochi versi dalla lirica che dà il titolo alla raccolta (che
in esergo porta una bellissima dedica al
padre), che sono una sintesi del suo
modo di guardare al mondo, alla condizione umana in generale e all’
universo femminile. Spogliarsi da finte e posticce scorie di pregiudizio.
Essere se stessi, nel bene e nel male. Sorridere di gioia, perseguendo il
valore alto della libertà.
Mariapia
Giulivo
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