Ph. mapi giulivo
Era il mare
o la tua voce, in quella indimenticabile
notte di nero velluto scuro e cangiante, a sussurrare carezze al mio cuore
inquieto e senza mai risposte?
Eri tu ad
asciugare le mie lacrime o era la brezza di sale, speziata di menta e tamerici?
Il suono di ogni
sillaba era dolce, sapeva di miele. Erano parole. Solo parole. Ma cosa c’è di
più forte delle parole? Sono massi di granito rosa, verde, nero, screziato…e tu le
modellavi come sculture surreali e scavate, figure dal panneggio morbido eppure
definito, dalle fattezze sinuose …dal
tratto deciso.
Sempre.
C’era un sempre in quell’ attimo notturno senza luna, senza luce , in cui
camminavo a tentoni, per non cadere, non
cadere, non cadere…
C’è un
sempre in ogni parola che ora scrivo.
Ricordo il risveglio. Il mare era
azzurro, spumeggiava appena. Dentro, una certezza. Un ‘ isola di musica blues e
di dissonanze, l’ eco irta di ogni frase , come una arrampicata a perdifiato o una discesa nel profondo inconoscibile di me
stessa. Il mare quella mattina era inclinato. Era un mare diagonale..
Pendeva
dalla parte di te…
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