Sergio
Cammariere al Sistina: il fascino discreto di un artista senza tempo
E’ stato un
incedere vivo di emozioni , il concerto di Sergio Cammariere al Sistina di
Roma, ieri sera. Un tempo ancora incerto di questa tarda primavera , con la luna alta tra le case , si è
improvvisamente “ riscaldato” con le vibrazioni della sua grande musica…
Davanti al
Teatro, gente in attesa, tra cui gruppi di fans arrivati da ogni parte d’Italia.
Ci si saluta, si scattano foto sotto il suo manifesto…l’ atmosfera è
confidenziale, amichevole….si aspetta quasi un vecchio amico che torna…
E a sipario
aperto, eccolo che ritorna davvero, lui, Sergio…con il suo fascino discreto di
un artista senza tempo, con quella dolce
timidezza che gli si legge in viso…Sul pianoforte, ad attenderlo, un bouquet di
rose blu, omaggio di un gruppo di persone
che lo seguono affettuosamente da anni nei concerti live. Una suggestione in
più, che dipinge idealmente con il colore dell’anima il suo mondo quasi
incantato.
“Torno al
Sistina dopo dieci anni”, racconta. E in poche parole sintetizza il salto, l’ascesa
del suo nome e della sua musica verso la vetta del successo, dopo aver regalato
una intro di piano solo che accarezza l’udito ed il cuore. E attraverso quei
tocchi incisivi lui ed il suo pianoforte hanno
già narrato altro…e cioè che alla vetta non si arriva mai, che ci sono sempre
nuove strade da percorrere e voli da sperimentare.
Quando
ricorda Pietro Garinei, che è stato importante direttore del Sistina per anni,
prima con Giovannini, poi da solo…la voce di Cammariere è rotta da una intensa
commozione, fortemente percepibile nelle sue parole.
Poi...la
musica…Il concerto si snoda fluido attraverso la bellezza delle sue canzoni, le
più note e indimenticabili, riarrangiate in chiave nuova, con un occhio
particolare al jazz e ad una orchestrazione più corale e ariosa che esalta
ancora di più la magia del suo pianoforte.
Sul palco,
accanto alla sua “famiglia musicale”, Luca Bulgarelli al contrabasso, Amedeo Ariano alla batteria e Bruno Marcozzi
alle percussioni, una nuova sezione di fiati con Aldo Bassi alla tromba e
Gianni Savelli al sax tenore. E poi, l’amico di sempre, oggi stella indiscussa
del jazz italiano ed internazionale, per l’ occasione “ospite speciale”,
Fabrizio Bosso , con la sua tromba autorevole, capace di spaccare l’aria con il
suono .
Un ‘ altro
amico di sempre, Roberto Kunstler , arriva a sorpresa on stage con passo incerto, non è abituato,
forse, alle grandi platee…una sua canzone alla maniera di Bob Dylan, armonica e
chitarra, poche parole( lui che per
Sergio ne ha scritte tante…),accompagnato dalla band… ed è un altro momento di
emozione, in cui è palpabile il forte senso che Sergio Cammariere dà all’ amicizia come valore profondo.
E poi
“omaggi” musicali in cui si svelano ancora una volta, se mai ce ne fosse bisogno
le doti di grande interprete di Sergio…Califano e Jannacci ricordati senza enfasi, con misura
ma con straordinaria espressività, attraverso due loro belle canzoni…
Incantato ,
quasi sospeso e sognante, l’ attimo in cui tutto il pubblico canta con
lui l’ ultima strofa del brano che lo ha
portato al successo ed all’attenzione della critica e del grande pubblico,
“Tutto quello che un uomo”. Ho cantato anch’io, sentendomi parte di un universo
di amore e poesia, di un momento irripetibile di sensibile emotività…
E ancora
“giochi di suono” tra lui e Bosso, assoli straordinari… Sergio lascia molto
spazio ai suoi musicisti… e sempre, in
primo piano, superlativo, come in un vecchio film in bianco e nero pennellato sempre di sogno e di inediti colori, il suo
pianoforte, sempre più ardito e parlante…un
film che racconta una lunga
storia di immenso e quasi “mistico” amore per la musica. L’artista non solo ha
cantato, non solo ha suonato con la magia di sempre, guizzando note fantasiose
e con il talento che gli è proprio…ha anche, con sguardo sempre attento e vigile, “ diretto” il
concerto. Che si è concluso con un bellissimo riarrangiamento ed
interpretazione strumentale di “Mercy, mercy, mercy”, del grandissimo Joe
Zawinul …e che in italiano significa “bene”, benevolenza, ma soprattutto “grazia”…quello stato in cui ci
si eleva anche attraverso l’ arte in un momento sublime che avvicina quasi al
divino…e questo, Sergio Cammariere non solo lo sa ma lo trasmette in ogni
esibizione dal vivo…
Due bis, tra
cui l’intensa e quanto mai attuale “Vita d’ artista”, poiché davvero, nel periodo
di grande confusione di valori che stiamo attraversando, gli artisti sono i
primi ad essere “tenuti in disparte”…e infine, visibile stanchezza sul volto di Sergio, ma anche una brillante luce negli occhi…e ancora
l’ energia vitale per ricevere centinaia di persone nel suo camerino…
Un vero
artista è così, non si risparmia. Gli dobbiamo un grazie per essere quello che
è…lui, Sergio Cammariere, uguale a nessun’ altro.
Mariapia
Giulivo